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25Fugge l’error, fuggono i dubbi: il mondo

al guardo, che ne spia l’ultimo vallo,
per infinito pelago profondo
apre l’ immensurabile intervallo.

Oltre le vie degli astri in ardua sede
30immutabile immota appar natura;

seggio immortai, che per etá non cede,
né crolla ai nembi, né per notti oscura.

Senza nubi ivi sempre il di si mira;
splende il liquido ciel d’aureo sereno,
35illimitato e libero s’aggira

lo sguardo e tutto scopre al tutto in seno.

Vede librato in su l’enorme sfera
del nostro mondo il sol duca e monarca,
cui di pianeti ubbidiente schiera,
40fidi al sentier prescritto, intorno varca.

E, se piú lungi a investigar penetra
per gli abissi del vuoto ardui, profondi,
chi può gli sparsi misurar per l’etra
fulgenti soli e i mondi imposti ai mondi?

45Ov’è la nostra terra, ove Oceano,

che non conoscer limiti si vanta?
ov’Ossa e Pelio, che al soggetto piano
fan del gran dorso si lung’ ombra e tanta?

Ove sono i gran regni, onde tal guerra
50accende ambizion da polo a polo?

Miseri! un punto vil tutto rinserra
quanto, o mortali, è che si noma il «suolo»:

un punto vil, che, quasi paglia in lago,
negletto nuota nel grand’etra e corre.
55Or Roma che sará, Menfi e Cartago,

e Babilonia e la vantata torre?

Poeti minori del Settecento - ii. ii