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Ceda l’onor del secolo vetusto:
ride la nostra etá lieta e superba
ai di felici di novello Augusto,
175A quanta lode, o Roma, il ciel ti serba!

Deh! leva il capo da le tue ruine,
e dal crin scoti la vil polve e l’erba.

Empierá de la terra ogni confine
il tuo gran nome. A Benedetto è dato
180il sommo fren de le cittá latine.

Ei, sul gran soglio in Vaticano alzato,
Tarbitre chiavi reggerá, cui sono
ubbidienti e l’ombre stigie e il fato.

Mentre di lui ne’ versi miei ragiono,
185sento, avvivato da cotanta fama,

del plettro uscir non provocato il suono.

Ma Giuno austera ai riti suoi mi chiama,
e freme Alcide ed ha miei carmi a sdegno,
qual uom che tace e paragon non ama.
190E inver la riva, avvicinato il legno,

posar consiglia a l’affannata lena,
e tentar chiede altro cantor piú degno

novella lode in su l’aperta arena.