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VI

URANIA
PER LE NOZZE D’UN MONTECATINI DI LUCCA.

Ed io del canto amica
pur sono, e diva in Elicona albergo.
Mia soave fatica

è l’aurea lira che mi pende a tergo,
5la lira che ricusa

ogni suggetto umile,
al suon grave sol usa,
schiva d’ogni altro stile.

Qual de l’aonie dèe
10tant’alto osa varcar? Non Pelio ed Ida,

non le pendici etee

son meta all’aura che i miei voli guida;

non, di grand* astri accenso,

l’Olimpo arduo sereno:
15con l’universo immenso

solo i miei voli han freno.

Ma non me lunge ognora
tengon le stelle da l’amico suolo:
spesso vi fo dimora,
20e spesso per la terra al ciel m’involo.

Ove allignan bei studi
e splendidi costumi
e leggi auree e virtudi,
degna hanno stanza i numi.