Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
IV - PER LA STATUA A FRANCESCO TERZO d’eSTE 157
Tra fragor di parole
error regnava altero,
e serve a lui le scole
60inorridian del vero;
ai plettri audaci Clio
negava i sacri canti,
e perian tra l’oblio
gl’itali nomi e i vanti.
Ma de la notte ingrata
fato migliore aperse
il velo, e la beata
etá dell’oro emerse:
surse, di luce chiaro,
l’italo genio e rise,
e accennò sul Panaro
la propago d’Anchise.
Germe, che d’Ilio venne,
e i combattuti lari
75dal foco acheo sostenne
intatti ai lazi altari:
poi, non mai vinto in guerra,
sovra ogni gente doma
stabili de la terra
80l’unico solio in Roma.
E, quando in ciel fu scritto
termin d’Ausonia al regno,
d’Este dai campi invitto
d’Ausonia ei fu sostegno,
85e, fermo in sua virtute
fra l’unniche ruine,
meditò la salute
de le cittá latine.