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I
AL CANONICO GIOSEFFO RITORNI
SUL POKMA DANTESCO.
Chi fu, Ritorni, che de’ toschi cigni
velar tentò di cupe macchie il terso
non mai conteso onor? Chi dalle fronti
sacre ad Apollo il verdeggiante ognora
5supremo lauro con la man profana
svellere osò? Deh! la memoria ingrata
per la pigra di solfo onda letèa
Oblio sommerga, e con la grave mano
giú l’inabissi nel tenace fondo.
10E noi, cui forse di sorriso amico *
degnar nascenti le divine muse,
grati fregiam di novo serto il crine
ai sommi padri, che l’intatta via
schiusero i primi, e dell’Ausonia ai figli
15per tanta vena derivar poterò
dell’intentata poesia le fonti.
Certo non me largo di lode avranno
color che sciolser pria sul metro informe
mal meditati languidi sospiri.
20Per lor nell’onde il biondo crine ascose,
e disdegnosa un di l’orecchio torse
la pastorale sicula Aretusa,
piena la mente ancor della felice
di Teocrito suo mite sampogna.