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CANZONE XII.
Sognai, Filli gentile,
su l’alba. E mi parea
lungo una riva andar verde e fiorita;
e, mentre un bel monile
5a te di fior tessea,
un’ape cruda mi feri le dita.
Ma l’acerba ferita,
benché fosse al di fuori
e si dal cor lontana
10(idea di sogno strana),
nel cor pareami ; ond’ io gridai : — Pastori,
un’ape il cor mi ha morso:
pastori, oimè, porgetemi soccorso! —
Delle mie strida al suono
15accorsero leggieri
quanti il lor gregge ivi pascean vicino.
Tutti gli ho in mente; e sono
Silvia, Filonda e Meri,
Montan, Melisso, Egon, Tirsi e Carino.
20— E che — dicean, — meschino,
che è quel che ti dá morte?
Donde ti venne, e quale
è mai questo tuo male? —
Ed allora io gridava anco piú forte:
25— Un’ape il cor mi ha morso.
Pastori, oimè, porgetemi soccorso! —
Essi, mie voci intese,
fér assai grandi risa,
e dicean: — Questo mal certo è follia;