Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu/131

CANZONE VII.

Or quel virgulto e or questo

rodon le capre ingorde,

uscendo in sul mattin del chiuso fuora.

Agli arboscei molesto,
5le fronde intorno morde

il bruco, mentre son tenere ancora.

Il tarlo, che dimora

al vecchio legno drente,

lo strugge e lo risolve
10tutto in minuta polve.

Cosi, lasso! per te, Fillide, io sento

che crudelmente amore

tutto mi rode e morde e strugge il core.

Qual altra pastorella
15havvi che a’ miei dolori

alcun ristoro mai recar potesse?

Noi può certo Nigella,

certo noi può Licori,

che pur mi siegue e assai mi fa impromesse:
20che quanti pregi hann’esse

perdonsi al tuo confronto,

ond’io di lor non curo.

Credilmi, ch’io tei giuro:

se ora, Fillide, il ver non ti racconto,
25quando al ruscello il meno,

questo mio gregge possa ber veleno.

E chi fia mai che apprezze
piú delle rose i cardi?
L’une assai molli, e son gli altri aspri assai.