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XII

PER LA FESTA NAZIONALE

O voi leggiadra prole

di Mnemosine, dèe che al sommo Giove

allegerite co’ soavi accenti

degli eterni pensier l’immensa mole;
5voi che ispiraste (e vita ebber gli eroi)

de’ sublimi cantor le accese menti;

deh! perché ognor fu breve

il favor vostro e tralignare i vati?

Quanti, e di quante etadi
10ornamento miglior, saggi e scettrati

nebbia d’oblio caliginosa in voi ve!

Oimè! Risorga Achille:

qual prò, se Omero è polve?

Quali ameni soggiorni

15v’accoglievano, o dèe, quando dall’Alpe

scese il guerrier, della Vittoria alunno,
le sue conquiste a numerar coi giorni?
quando, scorrendo il sottoposto piano,
l’intatta spada esercitò sull’Unno?

20II vide Italia, alle sventure avvezza,

e palpitò, di nuovi ceppi in forse;
poscia ad ardita speme
levossi e a libertá la destra porse.
Come applaudiste agli avverati augúri

25dal taciturno avello,

austere ombre de’ Curi!

E nuovo nembo invano,
celando il puro sole, atra procella
versò foriera di rovina e morte;
30ed oh ! Marengo, ove il valor germano

spiegossi intero e osò cozzar col Fato!