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iii - a melchiorre cesarotti 87


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L’incerta e balda Opinion versatile
nell’Academo, nel Liceo, ne’ Portici
immagini fingea di senno ombratile,
vòti al di dentro, appariscenti cortici.
Qual su perno faria legno rotatile,
o marina onda raggirata in vortici,
dall’affetto rapito iva il Giudizio,
seco indivisi l’onestate e ’l vizio.
17
Cosí l’uom da ragion, sovran principio,
cui diello in guardia il ciel, torce vestigio;
nato a virtude, e di follia mancipio
dietro e’ cammina a ingannator prestigio;
questi esalta Caton, quei Plato e Scipio,
poi di pigrezza e d’ignoranza è ligio.
Oh uom, strano animal, difforme e vario
da te mai sempre, e al tuo miglior contrario!
18
Veggo il mal vilipeso onor del soglio
dal folle genio che i vulgari abbaglia;
veggo de’ grandi il fortunoso orgoglio,
or coperto di toga, ora di maglia,
correr gran mare e non veder lo scoglio,
incontro al qual fortuna alfin lo scaglia;
che i doni di costei move perfidia,
qual meretrice che all’avere insidia.
19
Né di ciò pago, il piú bel fiore a cogliere
volgomi d’ogn’insigne arte palladia,
che i secol prischi in sacra nebbia avvogliere
vollero, e ’l nostro di sua luce irradia;
né piú a quelli dar cerco, a questo togliere,
ma con par occhio guardo Ilisso, Arcadia,
Senna, Tamigi, e ovunque l’arti annidano,
sul Tebro, Arno, Sebeto e in val d’Erídano.