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62 | angelo mazza |
Che non può musica? Che non può amore?
s’ambo forzâro la legge ferrea,
95e impietosirono di Pluto il core?
Perché tropp’avido l’incaute ciglia
l’amator volge? Ella dileguasi.
Qual insanabile furor lo piglia?
Lá dove i monti
100precipitevoli
spingon le fronti
piú disagevoli,
dove rimormora
labirinteo
105il freddo Tanai,
dolente Orfeo
disfoga ai venti
i suoi lamenti,
chiamando, oh Dio,
110la cara ombra di lei che giá sparío.
Da le furie circondato,
disperato,
lungo il Rodope nevoso
va tremante,
115palpitante,
per l’ardor c’ha in cor nascoso.
Morí al fin; ma, sul momento
che l’oppresse il negro fato,
d’Euridice il nome amato
120su le labbra gli tremò.
«Euridice» allor col vento
ripetè la valle e il monte:
«Euridice» il bosco, il fonte
d’ogni intorno replicò.
125Cosí la music’arte
dentro gli umani petti