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ii - inni e odi 57


               Ma qual fiero — suon guerriero
          da la cetera s’innalza!
          165che motore — di terrore
          ripercosso si rimbalza?

               Qual colpo di tuono,
          che l’etra fracassi,
          avvien che quel suono
          170l’orecchio trapassi
          di lui, che languendo
          in seno a l’argiva,
          dal suono tremendo
          percosso, ravviva,
         175sopito nel core,
          l’antico valore.

     — Vendetta! — alfin grida il cantor. — S’indrizzano
l’anguicrinite a te furie terribili.
Odi de’ serpi, che a’ lor crin si rizzano,
180forieri di spavento i crudi sibili!
Ve’ quai da gli occhi vampeggianti schizzano
rosse scintille! ve’ quali ombre orribili
il nostro giorno riveder non temono,
tetre faci agitando, e roche gemono!

     185Queste de’ greci son l’ombre, che presero
il suol co’ denti un dí pugnando impavidi;
né a’ corpi lor i dritti onor si resero,
ché ingombran senza tomba, ésca degli avidi
avoltor, le campagne, in cui difesero
190le tue fortune, o re, di valor gravidi.
Vendica i guerrier tuoi: essi tel chieggono:
l’Eliso inonorate ombre non veggono.

     Sia de le faci a te ch’essi raggirano,
il livido chiaror duce ed esempio.
195Ve’ come queste a menar vampo aspirano
tra’ Persi e a far di lor l’ultimo scempio!