Ma qual fiero — suon guerriero
da la cetera s’innalza! 165che motore — di terrore
ripercosso si rimbalza?
Qual colpo di tuono,
che l’etra fracassi,
avvien che quel suono 170l’orecchio trapassi
di lui, che languendo
in seno a l’argiva,
dal suono tremendo
percosso, ravviva, 175sopito nel core,
l’antico valore.
— Vendetta! — alfin grida il cantor. — S’indrizzano
l’anguicrinite a te furie terribili.
Odi de’ serpi, che a’ lor crin si rizzano, 180forieri di spavento i crudi sibili!
Ve’ quai da gli occhi vampeggianti schizzano
rosse scintille! ve’ quali ombre orribili
il nostro giorno riveder non temono,
tetre faci agitando, e roche gemono!
185Queste de’ greci son l’ombre, che presero
il suol co’ denti un dí pugnando impavidi;
né a’ corpi lor i dritti onor si resero,
ché ingombran senza tomba, ésca degli avidi
avoltor, le campagne, in cui difesero 190le tue fortune, o re, di valor gravidi.
Vendica i guerrier tuoi: essi tel chieggono:
l’Eliso inonorate ombre non veggono.
Sia de le faci a te ch’essi raggirano,
il livido chiaror duce ed esempio. 195Ve’ come queste a menar vampo aspirano
tra’ Persi e a far di lor l’ultimo scempio!