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ii - inni e odi 55

     Monte a monte impose Reco,
95che far bieco
volea fraude a’ dèi celesti;
ma, ne l’orrida tenzone,
di lione
tu co l’ugna il ritorcesti. —

     100Ebbro dal canto, il re s’accende, e spira
fiamma di Marte: tre fiate in guerra
l’oste disfida, di magnanim’ira
folgoreggiando; e alfin la pone a terra.
Minaccevole il guardo intorno gira,
105e a i numi de l’Olimpo e de la terra
medita assalito, e a que’ de l’ombre orrende.
Timoteo il guata, e ’l modular sospende.

     Indi a frenar quell’oltraggioso vanto
che a lui di folle brama occupa l’alma,
110sposa a la cetra lamentevol canto,
e gli distilla in cor tacita calma.
— Rammenta Dario che fu buon cotanto
e a tutt’altri in virtú tolse la palma.
Lo trabocca dal solio il fato avverso:
115nel tradito suo sangue eccol sommerso.

     Odi qual de’ suoi gemiti risuoni
quella, ch’esangue ei preme, arena ignuda!
Non v’ha, di mille cui largí suoi doni,
pur un che i moribondi occhi gli chiuda.
120Come pastor se d’improvviso tuoni,
s’ammuta e attrista il re, la varia e cruda
sorte volgendo in cor. Gli sorge intanto
su le labbra il sospir, su gli occhi il pianto.

     Ride Timoteo, e scorge
125che non è lungi a intenerirgli ’l core
seguace di pietá, senso d’amore.