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50 | angelo mazza |
sospesa in aria la ritorta buccina,
135d’avvicinarla in atto ai labbri tumidi,
e per gli orecchi e i cupid’occhi beono
i biformi triton’stupore e giolito.
Il musico gentil tanto fa scorrere
caro diletto da l’arguta cetera,
140che l’acque e l’aere di dolcezza inebria;
e Lesbo risaluta e, allegro il ciglio,
canta la sua vittoria e ’l suo periglio.
Tal forse i dèi del mar meravigliarono
e ’l molle flutto mormorò di giubilo,
145quando sul dosso del bovino Egioco
varcollo a nuoto la sidonia vergine.
Il gran padre Nettuno a Creta i bipedi
volse cavalli guidatori, pronubo
del natante fratello; e cento aligeri,
150sventolanti le faci, amor’lambivano
co’ sommi piedi il pavimento equoreo,
intonando Imeneo, plaudendo a Venere,
che ad Europa spargea da la conchiglia
quantunque ha fiori la pendice idalia.
155Essa con l’una man reggea l’eburneo
corno, e con l’altra raccogliea lo strascico
del manto sinuoso e d’aura turgido,
sí che men greve del torello ondivago,
qual per vela naval, venia l’incarico.
160Palpitavale il cuore; ed era l’animo
non col desir de le compagne amabili,
non col dolor del vedovato Agenore;
ma con que’ moti che potean rispondere
al talento del dio, ma con quel semplice
165tremor che nasce da la gioia insolita;
tal che nel nuoto un’indistinta imagine
gía prelibando del celeste talamo.