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ii - inni e odi 49

     cosí discíolgano note votive
100a voi, qualora salvi s’atterrano
nocchieri e baciano le vostre rive:
     figlie di Nereo, deh! qua venite;
triton’pietosi, gli orecchi porgere
vi piaccia; vergini biformi, udite. —

     105Oltra l’umide grotte e gli antri gelidi,
discender seppe la preghiera armonica
e le marine deità commovere.
Già il mare in calma s’addolcisce, e increspasi
a pena il fiotto rappianato e tremolo
110e d’improvviso si ritinge in cerulo.
Giá le tempeste, dileguando rapide,
ricoverâro a la caverna eolia;
i venti no, che ad ascoltar pacifici
stettero il canto su le penne immobili.
115Presso del fianco ondibattuto e lacero
de la nave si trae delfin piacevole,
che la queta respinge onda col vario
giocar de’ membri roteami e facili;
ed atteggiando il levigato agevole
120dosso ricurvo, a su montarvi intrepido
e se medesmo a sua pietà commettere
invita il biondo citarista. Ei ridere
vede sovr’esso il fortunato augurio,
e d’un salto gli è sopra: e già travalica,
125l’equabile libando acqua fuggevole
(maraviglia a vedersi) il seno a Tetide;
e già col suon di festeggianti numeri
doppia il guizzo a le corde. Il molle traggono
volto e l’ondante petto a fior di pelago
130le figlie di Nereo, sparse sugli omeri
l’alghintrecciato crin. Col guardo, attonite
e del lor canto insidioso immemori,
lo seguon le sirene. E in lui s’affissano,