Dove, nevando, Borea
rende un aspetto in ogni parte, inospiti
spelonche «Odin» rimbombano;
e al guerrier ballo e a’ cantici 100de’ salii Esperia rispondendo va.
Questi io vorrei di luce
immortalmente cingere:
ma grandeggiar su tutti ecco il gran duce,
che di letizia fremere 105fa l’idumeo palmifero Giordan.
Quando ricerca e modula
il decacordo armonial salterio,
pendon rapite in giubilo
l’alme figlie di Solima 110dai modi arcani del cantor sovran.
Lietamente feroce,
ecco, insultando a Sisara,
levar Debora, in Dio salda, sua voce:
carri e destrier che valsero, 115se per Dio fin le stelle, empio, pugnâr?
Giú pel Cisonne, ondisono
torrente, i corpi estinti or si travolvono:
da la forata tempia
Iahél seppe alfin l’ebria 120di saporoso latte alma cacciar.
Ben può labbro mortale
vigor d’accenti sciogliere:
se non impenna lor musica l’ale,
nel vòto aer si perdono, 125né alcuna parte ne riceve il ciel.
Ond’è che i tuoi lá volano,
vergin melodiosa, eletti numeri,
seco traendo l’anima
di chi t’ascolta, immemore 130del patrio nido e del corporeo vel.