Dov’è colui che primo
(quello che udir non vagliono
l’anime fitte nel terrestre limo)
armonizzar d’eteree 65ruote ascoltò, siccome iddii lassú?
Da la caligin tacita,
spirti, sorgete, armoniosi: un aureo
verso i’ saetto a fendere
l’inonorata nebbia, 70che tanta involve musical virtú.
A voi d’eterno suono
ondeggerá mia cetera;
e i dí che in voi fûr chiari, e piú non sono,
ritorneranno a scorrere, 75vivido esempio de’ non nati ancor.
Lode del merto è premio;
e l’arbitro cantor di spregio e gloria
i nomi copre, e al pallido
oblio consegna e toglie 80i figli de l’ignavia e de l’onor.
D’Iside il tempio suona
d’egizi sistri argentei:
a Giove che lassú folgora e tuona
le argive bocche inneggiano: 85«Re de l’Olimpo, altissimo nival».
Presso l’acque gangetiche
canore laudi ode l’aurora, e in candida
veste il buon Perso a l’igneo
Mitra un inno gorgoglia 90tra ’l fumo e ’l crepitar di gomma austral.
Dove fan l’Alpi e l’onde
divisione e cerchio,
stuol di druidi curvato alza e diffonde
religioso fremito, 95che a l’immane Teutate incanto fa.