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ii - inni e odi 41

     Cosí di bei fantasimi
i miti sogni a lui si coloravano;
a lui ne’ sensi vigili
scorrea di modo e d’ordine
70limpida vena che dal cielo uscí.

     Ben a risponder sorde
son di color le orecchie,
c’ha in ira il cielo, a le vocali corde;
o solo in lor risvegliano,
75malnate passioni, odio e furor.
     M’oda Tifeo, che or agita
sotto l’Etna nivale il fianco indomito,
e fumo versa e vortici
di procella fiammifera,
80de le campagne sicule terror.

     Di lunga luce il sole
possa quest’occhi pascere,
per far, musica dea, di te parole!
Di tua possanza i secoli,
85che giá varcâro, interrogar saprò.
     Qual non daran memoria,
ch’io poi consegni a l’avvenir tardissimo?
Dea, tu reggesti al nascere,
tu il mondo serbi e moderi,
90che il disordine rio turbar nol può.

     E quando fia sepolta
ne l’ultimo silenzio
natura da le sue ceneri involta,
e sole e stelle e oceano
95nel caos, confusa mole, arsi cadran,
     tu d’inaudito strepito
le tube animerai del fato gravide,
che, donde emerse, il rapido
tempo nel seno immobile
100d’eternitate ricader faran.