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ii - inni e odi 33



     Grecia te inviti, e calamo
greco per te si tenti,
55amabil aura, artefice
di lusinghieri accenti.

     Deh! ché non torni a nascere,
onor d’agreste musa,
o bocca de le grazie,
60pastor di Siracusa?

     E tu, di mirto pafio
cinto la crespa fronte
molle testor di veneri
festivo Anacreonte?

     65— Eh, taci — odo rispondere —
giovin cantor; t’accheta:
odio i profani numeri
di menzogner poeta.

     Pensa qual d’alma vergine
70nome quaggiú s’onora,
che in ciel da l’arpe angeliche
è salutato ancora.

     L’aura son io, che fingere
voce potei gradita
75sotto il candor versatile
de le virginee dita.

     L’aura son io, che suggere
godea le note sante,
che, di Dio piene, uscivano
80da quel bel labbro amante.

     E del Signor de’ secoli
io le recava al trono:
m’aprîro il varco e tacquero
e le tempeste e il tuono.