furando il fior d’ogni terrena cosa,
langue, e l’etá, ch’è sí temuta, annunzia; 30ma da virtú tien qualitade, e solo
specchiasi in essa, e se ne fa suggello,
e per essa i mortali uguaglia ai numi.
Volgea stagion che dell’umana stirpe,
da quello ch’oggi appare, era diversa 35la sembianza e la sorte; era indiviso
nome femminamaschio: e questo a quella
temprato e misto, intera forma, uscío
dalla man prima dell’olimpio Giove.
Dagli omeri sorgea bifronte il capo, 40quattro le braccia discendeano, quattro
le gambe avvicendavansi, gli orecchi
sporgean pur quattro: in uno eravi quanto
ne ristora da morte. Immane forza
reggea que’ corpi riquadrati, e destri 45a mover ritto e, se il chiedea vaghezza
saltando in capo e roteando a spira,
lungo in brev’ora a misurar cammino.
Immagini chi può come le genti
sopra la terra allor guidasser giorni 50senza sinistri, da tristezza intatte,
né d’avversa avvenir sorte presaghe.
Ma, di tal sorte imbaldanzito, il dono
per cui fioría di possa, ardea di gioia,
a proprio scorno Androgino ritorse, 55ingrato al donator: ché avvien pur sempre
che al benefizio sconoscenza è presso,
come da corpo inseparabil ombra.
Ebre d’audacia, le superbe menti
si consigliâro di far forza al cielo, 60e disertar del buon Saturno il regno.
Limpida luce di miglior consiglio
invano folgorava entro a que’ petti,
e lor mostrava invan che a folle impresa