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Marco Marcello; e, come narra Livio, Como fu espugnata e piú castelli vennero in potere del console vittorioso: allora i romani vi trasportarono una colonia: Coloniola\ ma i reti poi la devastarono. Pompeo Strabone restituille i coloni e Cornelio Scipione vi condusse tremila uomini. Giulio Cesare in appresso ve ne dedusse ben cinquemila, e da tal romano incremento fu detta la cittá Noviim Comum.
V. ji — Il primo avanzo dell’antichitá dei secoli barbarici, che si vede avvicinandosi a Como, è la torre di Baradello: edificolla Luitprando, re de’ longobardi, nel 724 (v. Sigonio, De regno italico, in). La fortezza fu smantellata da Antonio de Leva, generale di Carlo quinto, nel 1527: rimase però in piedi una bellissima torre, e qualthe altro sfasciume ancor mirasi delle antiche fortificazioni, qua e lá, per la schiena del monte.
V. 44 — Napo ed altri principi Torriani, dopo la battaglia di Decimo, in cui rimasero a tradimento sconfitti da Ottone Visconti, furono rinchiusi nel Baradello. Napo vi mori il 1278: con lui eran Corrado Mosca suo figlio, Caverna primo detto Cavernario, Enrico e Guido detto il ricco e Lombardo.
V. 62 — La cittá ebbe l’aggiunto di «cancrina-» dalla sua figura; il sobborgo di Vico e quello di Coloniola, ora detto di Sant’Agostino, stendendosi lungo le rive del lago ed abbracciandolo a ponente ed a levante, vengono a formar le due branche; il lungo sobborgo di Porta Torre la coda, e la cittá tutta il corpo del gambero: quindi si legge un inno in lode di Sant’ Eutichio vescovo colle seguenti parole: «Urbis cancrinae branchia laeva hunc sanctum protulit y>: la branca sinistra è il borgo di Vico, dove nacque il santo.
V. gg — Fra’ molti che vennero coi milanesi all’espugnazione di Como, si ricorda a buon titolo Vidone, figlio di Alberto conte di Biandrate.
V. 117 — Lamberto Rusca difese intrepidamente la patria e mori prima della sua distruzione. Leggesi nella chiesa di San Giacomo il suo epitaffio, che in questi versi ho voluto imitare: «Omnium fere Lombardiae populorutn in rempublicam conspirantium, arma compressi, liberos et fortunas prò reipublicae incoliim.itate devovi, et ad exenipluín romanae constaniiae invictus decessi». Fu console di Como, e condottiere dell’armi sue: riportò insigni vittorie per terra e sul lago (Ballarino, Cron., in, p. 226).
V. 2j6 — La guerra de’ milanesi e de’ comaschi diede argomento ad un poema, composto in latino da uno sconosciuto poeta, e che il Muratori distingue col titolo di «anonimo cumano».
V. 2j6 — I «gatti» erano macchine che i genovesi fecero per l’espugnazione di Como, con molte baliste e quattro torri mobili, di cui fa parola il «cumano», descrivendole rozzamente.
V. 275 sgg. — Sono accennate brevemente le antichitá de’ romani che si vedevano in Como e che nella sua rovina rimasero accolte. Oltre le fortificazioni di Vico e di Coloniola, perirono in quel disastro i preziosi monumenti che a noi restavano delle romane grandezze.