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ii - la fabbricazione degli istromenti de’ martiri 327

i demòni guerrier di lei. La nefanda puranco
30e maledetta fera serba all’Altissimo contra
il violento furor dell’armi, che tanto le costa;
e da la fiamma penai, benché in soggiorno diverso,
pur: «Guerra!» solo «Guerra!» grida. Allor dunque che Cristo
l’imperiai di croce piantò vessillo ne l’orbe,
35e ad adorarlo, nova di redenzion schiatta celeste,
dal suo sangue novo surgean germoglio li santi:
ecco che, tutta l’ira richiamando e de l’arte maligna
i noti consigli, qual opra facilissima pensa
strugger ogni culto di quel nome che odia tanto,
40ma che pur essa cole con a forza incurve ginocchia.
Son mire sue de’ regi stimolar nel petto di falsa
religion lo zelo, e di Giove pei tèmpi cadenti:
anzi pur indomite passion, senz’ombra di causa,
sospetto e gelosia di regno; crudelissima peste
45ch’ebbra di morti, né giammai sazia, cinge
con freddo amplesso i sogli nel sangue nuotanti.
Questo timor d’Erode or medita propagar ne’ monarchi,
pur come se colui, che a donarne il regno paterno
venne, volesse i regi balzar da la bassa potenza.
50Or, perché armi abbian li tiranni all’orride morti
dei cultor di Dio, fierissime mille diverse
il drago d’inferno co’ fedei compagni si porta
a fabbricarle loro. Ahi misero! ei quel tempo peranco
non scorge dove l’arme sue, prima dolci cotanto
55e di lodi alta cagione ai martiri forti di Cristo,
vedrá ne’ templi loro pender per un altro trionfo.
     Dunque, dall’inferno, alzatosi con vasta famiglia
d’atti ministri sui. Satanasso ne l’Etna si caccia
per la superna buca, donde esce la negra favilla.
60Per lo fumo scendon penetrando ne l’ignee grotte
i ciclopi orrendi, giá di fabbri assunta la forma,
membra gigantesche con vasta altezza di corpi.
Pendon i magli gravi da le cinture; parte di quelli
il ferro a incrudelir porta, vasi di onde d’Averne