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VI
ALL’AMICO PITTORE.
Sculti bronzi ed aurei titoli
a te grato innalzerei,
se un tesor bastante all’opera
dato avessermi gli dèi:
5ma, d’ Apolline seguace,
ricco in carmi, io carmi t* off ero,
don che a te su tutti piace.
A te piace udir Melpomene,
che con note onnipotenti10 scuote l’alma, o i numi celebri
o virtú, che dei viventi
compensar può sola i danni,
o dai serpi dell’ Eumenidi
mostri avvinti i re tiranni.
15Piace a me veder l’immagine
d’orto amen, di selva bruna
o di riva cui patetico
raggio illumini di luna,
o di moli a terra sparte,
20ove par fra l’erba sorgere
la natura a mirar l’arte.
E qualor nell’antro amabile,
ove dianzi il tuo pennello
rami alzò che ad ingannevole
25ombra invitano l’augello,
e al gran masso che ivi pose
per velar l’aspetto ruvido
prestò in copia e frondi e rose;