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IV
ALL’AMICO FILOSOFO E POETA.
Di Sirio al dardeggiar, la terra stanca
langue e intristiscon l’erbe sitibonde,
e muove il gregge su la debile anca,
zefir cercando in piú propizie sponde.
5E tu ancor vivi ove tra fosse e mura
l’aer cocente ripercosso bolle,
né mai s’offre a temprar l’insana arsura
una limpida fonte, un’ombra molle!
Forse, inceppato in cittadina veste,10 godi aggirarti per adusti calli,
e intorno rimirar sudate teste,
cui vaporosa luce avvien che ingialli?
Il fumo forse e lo strider t’è grato
dell’arti al lusso serve, o il clamoroso
15fòro o il lungo ozio novellier, che il fato
pesa de’ regni in dubbi eventi ascoso?
Che importa a te se il prusso Marte in forse
dell’austriaco destin sue squadre aduna,
o se il colosso che sul Volga sorse
20minaccia d’ecclissar l’odrisia luna?
Se delirano i re, misero gioco
è umanitá di lor fortuna audace:
inorridisce il saggio al ferro, al foco,
e fugge i grandi e li compiagne e tace.