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25Che se talor, di largo del bramoso,

per campi o per boscaglie inoltra il piede, quanto, che agli occhi cittadini è ascoso, di natura nel lusso egli non vede!

Lá vede digradar fertili colli, 30quasi fuggenti a sovrapposta schiena

d’alpe selvosa, e qua fra l’ombre molli stendersi vede una valletta amena.

Vago d’ inorridir, lo sguardo spigne infra i dirupi o a gelid’antri in seno, 35a’ cui scoscesi fianchi edra si strigne

serpendo, e folto musco ombra il terreno.

Quindi non lunge il suo pensier si perde entro un salceto dalle smorte fronde, che traveder fra* tronchi lascia il verde 40smalto de’ prati o il luccicar dell’onde;

e queste osserva gorgogliar da viva fonte, o tremule aprir da’ sassi rotto obliquo calle, o giú da un’alta riva rovinando assordar l’aer col fiotto. 45Talor s’arresta al miserabil canto

d’augel romito che perde la sposa, e lo mira in sul ramo, e n’ode il pianto che di dolce tristezza empie ogni cosa.

Talor alto fumar le ville intorno 50e i pastor vede ricondur la greggia,

che per l’aperto pian col breve corno l’ardir rivale in provocar festeggia:

mentre sul lontanissimo orizzonte, che confonde col ciel l’azzurro lembo, 55spoglia il cadente sol de’ rai la fronte

o alle cangianti nubi indora il grembo. </poem>