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E si lograno i cieli, e gli astri, e il sole
sotto quel dente, che qual tarma in panno,
e rodere e tacere a un tempo suole;
e l’etadi, al girar di mesi e d’anni
35sovra l’ali di rapidi momenti,

in tal vorago a inabissarsi vanno.

— O mortai, dai velati accorgimenti,
un batter di palpebra è la tua vita —
il Tempo va gridando, e tu noi senti!
40Qual caligin t’infosca, e il cor t’eccita

la turba rea d’insaziate brame,
sicché spargi sudor per via non trita?

Non gli effimeri onori, e d’or la fame,
che marciscono insiem dentro la fossa
45con la fracida carne e il trito ossame;

non i piaceri in lor magica scossa,
che nella foga degli attratti sensi
fansi men dolci e perdono la possa;
ma quantunque di gloria animi accensi
50faccian splender quaggiú mirabil cose,

che argin segnino al Tempo invan tu pensi.

Caggion le solid’opre e le famose,
e pria dell’opre, ahi! che al colpir suo grave
si consuma la man che le compose!
55E, s’havvi un nome il cui martel non pavé,

egli è fugace suon che si dilegua
come la traccia di veliera nave.

Né all’incalzar possente unqua dá tregua,
fin che d’oblio nel buio vano il caccia,
60e i nomi illustri ai tenebrosi adegua.

Che fa colui che a cogliere s’avaccia
un ramoscel della peneia fronde,
sparuto gli occhi e pallido la faccia?
E quel che incanutir le chiome bionde
65vede anzi tempo in esplorar natura

sul ver che piú si cerca e piú s’asconde?