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No, non lo spero piú: che roca io sento
la voce al canto, e tu lassa e discorde
riposo chiedi, e mi rispondi a stento.
E giá dal lungo modular le corde
140sotto la mano tremola ed inetta
stridere ascolto infievolite e sorde.
Mia cetra, addio. Qui tacita e negletta
stanco cantor t’appendo, e invan qui intorno
ninfa o pastor di piú sentirti aspetta.
145DehI fia ch’io possa ripigliarti un giorno,
fatto giá nudo spirto, e appiè del trono
di Dio, temprar nell’ immortai soggiorno
con la cetra degli angioli il tuo suono.