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o in ombrosa spelonca appiè del monte,
col tuo concento armonico e soave,
30le mie rime destavi argute e pronte?

Che nel diverso stil, giocondo o grave,
docile ad ogni metro ed accordata,
tu pronta avevi d’ogni tuon la chiave.
O ch’io cantassi di gentil brigata,
35su l’umil dorso di giumenti assisa,

la campestre piacevole Giornata;

o dipingessi in piú sublime guisa
la veduta nel mondo un solo istante
Felicitá, da noi poscia divisa;
40o della Moda instabile le tante

follie pungessi con acuto sale,
e al fatuo stuol de’ suoi capricci amante;

oppur salissi le patrizie scale,
il garrir vuoto e la celata invano
45noia a svelar delle loquaci sale,

tu sempre, in suono or sollevato, or piano,
dal tuo concavo sen svegliando l’eco,
spontanea rispondevi alla mia mano.
O fida a me compagna allor! tu meco,
50quando spuntava il di, quando la bruna

notte fea ’l mondo taciturno e cieco;
tu, nell’avversa e prospera fortuna,
il mio conforto o il mio piacer piú grato;
né da me ti staccò vicenda alcuna.
55E a queste ancora, a cui guidommi il fato,

dal nativo mio ciel spiagge rimote
seguace io t’ebbi peregrina a lato:

dove per solo mio diletto, ignote
e in questo non curate estranio lito,
60mormorasti con me tacite note.

Eppur, perdona, il deggio dir? contrito
ora e piú saggio, se talor rammento
qualche lavor sulle tue fila ordito.