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che a riscattarne dall’umano esigilo
per eccesso d’amor confitto in croce
fé’ del suo sangue il Golgota vermiglio.
100Ah ! di quel sangue a te salga or la voce

e, compensando l’inegual misura,
giovi a me piú che il mio fallir non nuoce. —

In cosi dir per subita paura,
meravigliando innalza gli occhi e guata105 che l’aria a un tratto serenossi oscura;

e dal chiaror, che in cerchio si dilata,
ecco spuntare un’improvvisa mano,
che una bilancia sostenea librata.

E al punto stesso, in quell’opaco vano
no voce s’udi d’articolati accenti,

che dal divino uscir labbro sovrano:

— Tardi chiedi perdon, tardi or ti penti
e al tribunal di mia ragione augusta
indarno il tuo destin cangiare or tenti.
115Dell’opre tue questa bilancia onusta

quai furo, o buone o ree nel basso mondo,
pesarle or deve rigorosa e giusta.

Dei inerti e delle colpe il doppio pondo
vedrassi in lei qual di gravezza eccede,
120qual sale in alto e qual ricade a fondo.

Non pietá qui, giustizia sol presiede
alle sorti dell’uomo in vita ascose;
e qual merti otterrai pena o mercede. —

Disse, e sulle due lanci luminose,
125che quella mano equilibrate eresse,
le colpe e i merti separate impose.

Chiuse le luci pavide e dimesse
l’anima allora, di mirar schivando
qual delle due giú scendere dovesse.
130Breve segui cupo silenzio, quando

della bilancia il crollo udi che accusa
eh ’un dei due pesi superò calando.