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come di vento, in un istante solo
da quella stanza si senti rapita
e fuor del mondo trasportata a volo.
Dove in immenso vuoto ombra smarrita,
65quasi in deserto, ove ogni aiuto è tolto,
trovossi in faccia a Dio nuda e romita.
Noi vide, no, che contemplarne il volto
non lice a spirto alcun, prima che ascenda
purgato in cielo, e fra i beati accolto;
70ma, benché cinta ancor d’umana benda,
pur con orror di sua presenza allora,
tutta senti la maestá tremenda.
E china innanzi a lui, ch’umile adora,
le ginocchia piegò, percosse il petto,
75qual chi pietá piú che giustizia implora:
poi, con tremante voce e dubbio affetto:
— Dalle tue mani creatrici un giorno
— diss’ella — uscii di tua clemenza oggetto;
ed or compiuta nel terren soggiorno
80la prefissa da te vital carriera,
ecco, di nuovo alle tue man ritorno.
Ma qual ritorno, oimè! qual son, qual era.-*
Di quai macchie, o Signor, la tua guastai
che in me pingesti immagine primiera?
85Si lo confesso, innanzi a te peccai,
e dal ver lungi, per sentier distorto
schiava dei sensi, delirando errai.
Ma pur questo mi resta almen conforto,
se del fonte lustrai la stola e ’l manto
90immacolato e mondo a te non porto:
sai che il tuo nome almeno augusto e santo
con umile invocai devoto zelo,
e mi fei di tua fé pubblico vanto.
Te trino ed uno e creator del cielo
95adorai confessando, e la del Figlio
divinitá nascosta in uman velo,