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loo o pingerlo cosi ch’ei si ravvisi
nel quadro, e a dito il pubblico l’accenni.
Colpa indegna e gran rischio! Il minor danno
che puoi temerne è di nodosa verga
che, tempestando con sonori colpi,
105t’anneri e solchi l’indifeso dorso;
e il corretto da te meglio in tal guisa
te corregger potria ! — Guardimi il cielo
dall’ infamare alcun: fo guerra al vizio
pubblico, general. — Latri alla luna
no e canti ai sordi allor. Cieco o deciso
è nel suo fallo ognun: noi vede, o l’ama.
Convinto non ne sei.? Provati e sferza
co’ tuoi motti sardonici e procaci
il libertino, il giocator, l’avaro.
115Che n’otterrai? Non t’odon essi, e segue
tranquillo ognuno il suo tenor: s’ingolfa
ne’ suoi piaceri il libertin, maneggia
l’oro l’avaro, il giocator le carte,
e lasciami gracchiar. — Ma pur — dirai —
120piú d’un mi legge, m’assapora e ride. —
Pur troppo il so; cosi non fosse! e questa
è il solo scopo, il veggio ben, che t’arma
e lingua e penna di pungenti strali.
Vuoi mercar fama ed acquistarti il nome
125di novello Aretin. Misero vanto,
ch’odio poi frutta e uni versai disprezzo !
Ma ciò fía cura tua. Volgomi a’ tuoi
lettori e n’odo le tue lodi. — Oh! bello —
dicon essi — è lo stile, acuti i sali,
130ingegnosi i pensier, vero il costume,
còlti al vivo i caratteri. — Ma intanto?...
Oh amico! e intanto nei ritratti tuoi,
dai cui sperasti general riforma,
quello degli altri ognun ravvisa e nota,
135il suo nessun: dispensa il cibo a tutti.