E chi de l’uom piú ne gioisce, e a l’uomo
chi può far mostra, al paragon, di tanto 240e sí diverso d’armonia tesoro?
In lui finezza di sincero udito,
giudice d’ogni suono, a cui non fugge
esilitá di tenui note, e a cui
di molte associate il fragor pieno 245colpeggia a un tempo ed il piacere addoppia:
di ben simmetrizzati organi a lui
dedaleo magistero, e petto e labbro
artefice di voci, e delle voci
abile i modi a variar col canto: 250docil d’affetti qualitá, che d’aura
modulatrice al vezzeggiar s’accorda,
e a tenore di lei vibrasi e posa,
in su le vie del giocondato orecchio
chiamando l’alma, che da lei sol pende, 255tal che questa incomincia ove pur quello
finisce di gioir; gioia celeste,
che sgorga a lei da la ragion sovrana
immutabil dei numeri, che vita
han da se stessi. Fa diletto a l’alma 260ber nei distinti armonici intervalli
l’ordin, che a voci dissimili il varco
fra le cognate consonanze adegua;
e quel diletto le ricolma e compie,
forma del bello, l’unitade, a cui, 265poiché, da imitatrice arte condotte,
vagar nel seno di natura e al raggio
di veritá si colorâr, le voci
con regolato error fanno ritorno.
Tal nei congiunti rai dal sole emerge 270il primigenio lucido candore;
e, poi che nel mondan chiostro ognun feo
leggiadra pompa del color natio,
tornan confusi a biancheggiar nel sole.