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Ma tu frattanto ahi! muta
negli omeri ti stringi
e non udir t’infingi,
giá ferma in tuo pensier.
125So che, a sfogarti avvezza,

mai per costume antico
serio linguaggio arnico
non seppe a te piacer.

So che di lor che addito
130la compagnia t’annoia...

Ma qual súbita gioia
or veggio in te brillar?

Perché, giá sorta in piedi,
sdegnosa di ritardo,
135spingi inquieta il guardo

intorno ad esplorar?

Ah! il Tempo, ecco giá il veggo,
che su la via t’aspetta,
e te col cenno affretta,
140onde con lui partir.

E giá, l’ali allargando
impaziente al corso,
sull’inclinato dorso
t’invita a risalir.
145Vanne pur dunque, addio,

dolce finor contento,
or lungo, aspro tormento,
mia cara Gioventú.

Questo il congedo estremo,
150e l’ultim’ora è questa,

ahi! nel cammin che resta
non ci vedrem mai piú.