Pagina:Poeti minori del Settecento I.djvu/229

IV

L’OROLOGIO.

O d’Anglia nata su l’estreme rive
macchinetta gentile, onde l’interna
virtú motrice, misurando, alterna
l’ore diurne e della luce prive,

su le tue ruote assiso il tempo vive
ed i tuoi giri equabili governa,
che poi distinti su la faccia esterna
volubil freccia in numeri descrive.

Escon, divise intanto ad una ad una,
l’ore fugaci e, mentre fuor sen vola,
col suono accusa il suo partir ciascuna.

Deh! fra tante che t’escono dal seno,
macchinetta gentile, un’ora sola
segna, un’ora per me felice almeno!

V

A NOVELLA SPOSA.

Ricca di fregi, dal materno nido,
che te difese in chiuso asil contenta,
del mondo approdi all’incantato lido,
giá del suon pieno che i tuoi vanti ostenta.

Forse n’esulti, e di tue lodi il grido
l’inesperto tuo cor lusinga e tenta;
ma, scopo ai voti rei di stuolo infido,
le ignote insidie e i pregi tuoi paventa.

Tal d’antico tesor ricco naviglio
giunge aspettato dell’Europa ai mari,
e nella sua ricchezza ha il suo periglio;

che dell’Affrica rea dai lidi avari,
aguzzando ver’ lui l’avido ciglio,
corrono ai remi i predator corsari.