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i - giornata villereccia 209


4
So che di vario gioco al dubbio Marte
speme di lucro lusingando invita,
e al credulo Desio le pinte carte
e monti d’òr su i tavolieri addita.
Ma poi con la Fortuna il Piacer parte;
e su la faccia pallida e smarrita
del fosco giocator tacito spunta
il Furor bieco e l’Avarizia smunta.
5
So che ai teatri seducenti incanto
molli a pieghevol cor delizie spira;
e mille incauti da femmineo canto
pendono al suon d’armoniosa lira.
Per gli aurei palchi Amor profano intanto
con la Licenza e il Giubilo si aggira:
ma poi dallo spettacolo notturno
gli accompagna il Rimorso taciturno.
6
So che le adorne luminose sale
nobile stuolo danzator frequenta.
Ma qui l’Invidia critica t’assale;
la Gelosia gli sguardi tuoi commenta:
sonnacchiosa sbadiglia, e per le scale
or saghe or scende Sazietá scontenta;
e al falso Riso il loco ed alla Noia
cede, e chiamata invan fugge la Gioia.
7
Cede il loco la Gioia, e il presto volo
ritorce intanto a piú tranquilla sede;
e del Vizio nemica, alberga solo
dove Innocenza semplice risiede.
Quindi fra onesto giovinetto stuolo
scherzar compagna per lo piú si vede.
Ahi! seco porta ogni noiosa cura,
sempre innocente men, l’etá matura.