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208 clemente bondi


canto terzo

1
O tu, del giorno condottier celeste,
cadente sol che, dall’eterea sfera
le ruote al mar piegando agili e preste,
cedi il cielo in governo all’ombra nera;
tu, che dal Gange estremo alto su queste
terre passando ai regni della sera,
giá il tuo corso compiesti, e tutto a fondo
misurasti con l’occhio il basso mondo;
2
fra gl’infiniti popoli e diversi
d’abito, di costume e di linguaggio,
che in borghi, in ville ed in cittá dispersi,
tutti a te scopre il tuo diurno raggio,
e in tante cure variamente immersi,
contemplasti dal ciel nel tuo passaggio,
dimmi, o sole, quai fúr che piú contenti
passar di questo di l’ore e i momenti?
3
Su l’orizzonte la serena faccia
alzasti appena dall’eoa marina,
e, quasi veltri che anelanti in caccia
seguono al noto odor preda vicina,
mille avrai visto de’ mortali in traccia
gir del diletto, ove il lor genio inchina:
ma quanta turba, oimè, per cicco errore,,
dove cerca il piacer trova il dolore?