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198 clemente bondi


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Villa beata, a te, dalla nimica
reggia importuna e dai palagi loro,
i re noiati in lieta spiaggia aprica
fuggon cercando un libero ristoro;
e spesso a te nella stagione antica,
stanchi d’un troppo rigido decoro,
scendeano i numi sotto umane spoglie
a pastoral convito in rozze soglie.
9
Or voglio dir, per ritornar lo stile,
donde la storia mia commiato prese,
che, tra i piacer ch’ebbe lo stuol gentile,
uno fu il pranzo di non molte spese,
cui senza lusso e sotto albergo umile
si dolce e grato libertá lor rese,
poich’ebber visto passeggiando un poco
tutte le raritá del picciol loco.
10
Tornaron dunque; e al solito appetito
del cammin la stanchezza e la dimora
tale avean giunto di mangiar prurito,
che ognun giá i piatti in suo pensier divora.
Ma in cucina, cred’io, tutto è condito,
e giá del mezzodí trascorca è l’ora.
Non manca alcun: la tavola è imbandita,
e il buon Fileno al desinare invita.
11
Come al suono di tromba in un baleno
urta l’armata ostil guerresco stuolo,
che nella mischia ogni ordine vien meno,
e giá di sparse membra orrido è il suolo;
qui gambe e busti ingombrano il terreno,
lá vedi un braccio, e qui una testa a volo;
tal, fatto il segno della santa croce,
i piatti assalta quel drappel feroce.