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i - giornata villereccia | 197 |
4
Sta costei sol tra i grandi; e il collo dritto,
stretta la bocca tien, composto il viso:
tra gente ignota per lo piú sta zitto;
sol apre a mezzo labbro un piccol riso.
Un complimento meditato e scritto
suol fare a tutti in termine preciso:
talor col capo a’ detti altrui risponde;
spesso vien rossa in volto e si confonde.
5
A’ regal pranzi e tavole di Stato
per costume invitata assister suole:
fa cerimonie a chi le siede a lato,
e i moti suoi misura e le parole.
Se un le mette sul piatto un cibo ingrato,
per non dirgli di no, mangiar lo vuole;
€ poi, per non parer golosa o edace,
lascia star quel boccon che piú le piace.
6
Riceve i cibi, e non ne chiede mai,
e d’ampie lodi anco gl’ingrati onora:
va ripetendo che ha mangiato assai,
ma dopo il pranzo ha molta fame ancora:
del ciel piovoso e del seren l’udrai
parlar soltanto, e domandar dell’ora;
e alfin, noiata della compagnia,
il piú presto che può se ne va via.
7
Oh della villa libertá felice!
oh de’ lieti pastor mense gioconde!
le tavole imbandir almen qui lice
in chiuso albergo o sotto arboree fronde:
ognuno il suo parer mangiando dice,
né ciò che piace o che disgusta asconde:
non si ricusa per rossor vivanda,
né chi vorria del vino, acqua domanda.