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i - giornata villereccia | 193 |
24
Come dall’arco d’un esperto scita
esce stridendo rapida saetta,
che pel libero ciel va si spedita,
che lo sguardo seguace appena aspetta;
o come scender suol dal tuon seguita
folgor che scocca su d’alpestre vetta;
tali... ma tali no, ché un po’ piú lenti
uscirono i garzon sui lor giumenti.
25
Ma pur, siccome al cavaliero aggrada,
a suo potere ogni asino galoppa;
e ben gli fanno digerir la biada
le punte che si sente su la groppa.
Infelice colui che per istrada
in qualche sasso camminando intoppa!
Ognun di lento il suo ronzino accusa,
e ad esser primo ogni arte impiega ed usa.
26
Chi con acuto stimolo di sopra
l’asino punge, e con gli spron di sotto;
chi le fibbie da scarpe mette in opra,
perché la bestia sua corra di trotto.
L’un del maestro lo staffile adopra,
un altro giá piú di un baston vi ha rotto,
e con la punta alcun del calamaro
va tormentando il povero somaro.
27
Non lungi al fiume d’Idice diritto
il facile cammin volgono a manca.
A Budrio mena, termine prescritto
al lor viaggio, la via breve e franca.
D’arida polve un denso nembo e fitto
destasi in aria, che gli asconde e imbianca.
Alzar la voce or questo or quel si sente,
e de’ somari il calpestío frequente.