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190 | clemente bondi |
12
E con Titiro giá Mopso ed Alcone
s’erano e Melibeo raccolti insieme,
e il serio Aminta e il lepido Damone,
che cavalcando di cader non teme.
Ciascuno il proprio somarel dispone,
e d’avere il miglior a tutti preme;
ma nella scelta intanto ire e contese
l’emula gara giovanile accese.
13
Un asino gentil misto era in quella
turba, ma non confuso e vii giumento,
«a cui non anco la stagion novella
spargea de’ primi fiori il vago mento»:
non è somaro che di lui piú bella
faccia dimostri e nobil portamento,
o mova al corso i piedi, o a suon diversi
il labbro sciolga in amorosi versi.
14
Mobili son le orecchie, asciutto il fianco,
e in ogni movimento agile e snello;
su la schiena dal destro al lato manco
fascia lo cinge di color morello,
in tutto il resto è piú che neve bianco;
sella ha distinta e serico mantello:
insomma egli non par di quello stuolo,
e d’asino non ha che il nome solo.
15
Come talor, se dentro stagno ondoso
piccol di pane bocconcin si getta,
ogni pesce, che sta nel fondo ascoso,
fuor esce a galla, e sí v’accorre in fretta,
e salta e guizza, e cerca pur goloso
rapir agli altri la vivanda eletta;
tal, visto un si leggiadro somarello,
avido corre il giovane drappello.