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ii - poesie varie 183



     lui che di Piero su l’invitta nave
90siede e di cento mostri il fiato impuro
e l’inegual de’ fiotti urto non pave,
in Dio sicuro.

     Mira, Arcadia, per lui quanti giá resi
campi a l’Italia suburbana or sono;
95Appio, Cetego, Augusto e Decio intesi
mira al gran dono.

     Breve giá fatta la palude e manca,
non piú le valli di Pometia ingiunca;
sovr’esse il bruno mietitor giá stanca
100la falce adunca.

     Opra di re, marmoreo, immenso, altero
albergo è schiuso, ove temer non sanno
l’altre reliquie del superbo impero
ingiuria o danno.

     105L’aure di nuovo di sua vasta mole
giganteggiando il tebeo sasso ingombra,
cui fe’ Manilio ogni sentier del sole
segnar coll’ombra.

     Ecco... Ma giá degli anni il roseo freno
110chiede il secol seguace. Io parto. Ho visto
redivivi spirar di Pio nel seno
Leone e Sisto.