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ii - poesie varie 181

     25Lieto piú che non suol trepida il rivo,
frascheggia grave il consapevol bosco;
il secolar d’Arcadia anno giulivo
ben riconosco.

     — Salve, o buon veglio regnator de’ lustri,
30che fatta di lor man curva catena
a te danzano intorno e d’orme illustri
segnan l’arena.

     Salve, e col dito vincitor d’oblio
d’antica maestá solenne impronta
35stampa in Arcadia; e frema il livor rio
che invan l’adonta.

     Su lei di gloria eternitade adduci,
onde mutar co’ pastoral disagi
amino i re scettrati e i magni duci
40tende e palagi.

     Ben è piú dolce all’ombra piú conserta
fistoleggiar coll’umil gregge a canto,
che premer terra di stragi coperta,
barbaro vanto.

     45Ben piú sicuro è rusticane ignote
abitar case, che regal cittade
dove tartarea Erinni agita e scote
fiaccole e spade,

     dove licenza popolar s’ammanta
50di libertade ed ogni dritto è muto,
dove il pugnal, non la virtú, si vanta
del ferreo Bruto. —

     Sulla fronte del veglio a queste note
nube di doglia il bel seren coverse,
55e di furtive stille ambe le gote
alquanto asperse.