Vider sovente i popoli
da furibondo vate
con novel culto e vittime
l’ire del ciel placate 210e rotto a Libitina il fiero stral.
Quando il covante insidie
nel cavo fianco e morte
dono fatal di Pallade
su le dardanie porte 215stette e insiem le percosse armi sonâr,
non tacque giá di Priamo
la profetante prole;
ma le non mai dal misero
credute a lei parole 220portossi il vento di Sigeo nel mar.
Che se, per arte o studio,
crede talun la fronte
cinger di lauro e spegnere
la dotta sete al fonte 225che del destrier la solid’unghia aprí,
lo spera invan, se volgere
le placide pupille
non si degnò Melpomene,
quando ei nascendo aprille 230a ber la luce del purpureo dí.
Te certo alle poetiche
soglie guidar le muse,
e Febo nella tenera
intatta alma t’infuse 235l’inquieto eccitante estro divin.
Segui; e non sol nell’arcade
armonica foresta,
ma in ciel dal gran Saturnio
ti fia corona intesta 240qual d’Arianna fiammeggiò sul crin.