Altro sudore e fremito
di grave alta tenzone,
e ruote e fier cornipedi
in faticoso agone 35su l’aurea lira risuonar farò:
e meco fia l’armonico
cigno che in sen giá venne
a riposar di Socrate,
e d’immortali penne 40moltissimo candore indi spiegò.
A poche alme, cui furono
gli dèi cortesi e il fato,
non sotto il peso gemere
di nostre spoglie è dato, 45e lieve e schietta umanitá vestir:
quinci per gli atti ingenui
e le parole altere
tanta da lor tralucere
suol delle patrie sfere 50virtú possente i cori altrui rapir.
L’alme lá su da fervide
ruote son tratte in giro:
ma color vario ed indole
i duo destrier sortîro, 55che il desioso carro alzano a vol.
Col primo invan combattono
nevi di balze alpine:
belle ha le membra, e spandono
le nari ampie aquiline 60fiamma, e batte la grave unghia sul suol.
Il collo arduo circondano
magnanimi nitriti,
e basta sol che a vincere
l’erta del ciel l’inviti 65dell’animosa sferza il rotto suon;