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162 carlo castone rezzonico della torre


     25Godrai non men di favellar con cento
ombre a te note per memorie antiche,
misurando d’Eliso a passo lento
le sponde apriche.

     Primi verranno, d’amicizia in pegno,
30teco due grandi ad annodar la mano,
che fûr faville ond’arse il chiaro ingegno:
Plinio e Traiano.

     Surta in te del saper l’almo desio,
oh quanta nel raccôrre opra locasti
35in parlante metal, tolti all’oblio,
Cesari e fasti!

     Poi, per lung’uso e per vigilie dotte,
abil tu fosti arcane cifre e carmi
e d’ogni etade a stenebrar la notte
40su’ patrii marmi.

     La cagion quindi a rintracciare inteso
onde il nome rimase al tuo Pisauro,
non la traesti dal sognato peso
del roman auro,

     45quando a’ quiriti le ritorte indegne
de’ Galli vincitor Furio disciolse
e le predate ad Allia armi ed insegne
di man lor tolse;

     ma da’ siculi, al mar dalla lontana
50Elide giunti, onde a ragion la bella
terra fra l’acque e l’Appennin montana
Pisa s’appella.

Lá vidi mille al tempo invido tolti
cimeli e lungo di volumi eletti
55ordine, in cui sono i tesori accolti
degl’intelletti;