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158 carlo castone rezzonico della torre



     Torna alle selve, e tornino
al tuo pensier gli ascosi
antri di Latmo e i placidi
d’Endimion riposi.

     25Ma tu del flutto equoreo
auri-chiomata figlia,
cedi ad Isotta, o Venere,
l’instabile conchiglia.

     Varchi sovr’essa Eridano
30dall’una all’altra sponda;
dolce la spinga un zefiro
increspator dell’onda.

     Ami domán chi libero
fu da’ bei lacci ognora,
35e chi d’Amor fu ligio
ami domane ancora.

     Di qua dal fiume, immemore
del senno, arde e s’aggira
il bel garzon che stringerla
40al caldo sen sospira.

     Tutte d’amor favellano
intorno a lui le cose,
prima che all’alba schiudansi
i pieni atrii di rose.

     45Lungo il deserto margine,
tra le populee foglie,
la troppo cara a Tereo
fanciulla il canto scioglie.

     Par che d’amor risuonino
50i cari sassi e ’l lito,
né che la suora lagnisi
del barbaro marito.