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i - poemetti 129

415spettacolo giocondo il suol che calchi,
se tu dall’orbe dell’argentea luna
mirar potessi quanto apre e circonda
da Calpe profanata all’Adria estremo
il doppio mar, campo de’ venti, e in mille
420contrade l’Appennino arduo comparte. —
     Ma mentre ei si favella, inver’l’occaso,
oltrepassata la metá del giro,
volge sul polo aquilonar l’Europa,
e l’Appennin di piú lunga ombra il piano
425stampa d’Emilia colle negre spalle.
Giá del bianco mantil vestito, il desco
grato fumeggia di vivande. Invito
piú che non l’epa dal digiuno asciutta
fa del valletto vigile la cura,
430e me dal lungo meditar richiama.
Ma, qual fumo alle lievi aure commisto,
rapida al suon della profana voce
del filosofo l’ombra si dilegua,
e i mirti consapevoli e gli allori
435a bear torna dell’aurito Eliso.