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128 carlo castone rezzonico della torre

lampada in guisa sollevar fûr visti
380sferiche moli di cristallo e tubi,
che avidamente si stendean nell’ombre
ad indagar colla rifratta luce
degli attoniti cieli ogni segreto.
Io poi, del vario-refrangibil lume
385l’indocile a frenar indole intento,
in concavo metal l’accolsi in pria,
e d’altro specchio il rimandai sul cavo
minor circolo opposto, onde riflessa
n’andò de’ rai la colorata riga
390all’occhio armato di globosa lente,
e men confusa e piú vivace apparve
la fida imago dell’esterno obbietto.
     Tu, di questo o del primo ottico tubo
avvalorando il curioso sguardo,
395allorché mezza della propria notte
tace nell’ombre la volubil terra,
veglia fra’ merli di solinga torre,
e le stellanti chiostre al guardo appressa.
Ma pria, novello Endimione, il volto
400fiso contempla della bianca Luna,
che quale a lui nell’amorose grotte
della Iatmia pendice, a te di furto
par che s’accosti per l’aria serena,
e al cupid’occhio la lucente ampiezza
405fa grandeggiar del maculato disco.
Oh! quai di cavernose orride valli
e di pianure e d’isole prospetti
t’offre il pianeta regnator dell’ombre!
Le decrescenti sparse macchie e l’aspre
410ad ora ad ora lumeggiate parti
son valli e monti, son lagune e mari,
d’isole sparsi e di minuti scogli,
che d’apollineo raggio in varie guise
riflettono allo sguardo; e tal darebbe