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110 angelo mazza


XXIII

APPARIMENTO DEL GIUDIZIO FINALE.

Fuoco mettea da l’ale e dal sembiante
l'angiol che a Moisé apparve in sull’Orebbe,
foco quel ch’ei nel Sina a mirar ebbe
aprir fra i lampi e ’l tuon le leggi sante.
Fulminava terror da la fiammante
spada l’angiol che ai primi esuli increbbe,
e terror l’altro onde la terra bebbe
sangue d’assirie legion cotante.
Lievi ombre inverso de la nova vampa
del terror novo che a l’estrema tromba
precorre a lui ch’ira infinita accampa.
Ciel, terra, abisso al suo apparir rimbomba
con gli astri il suolo, il mar, l’aer divampa
l’orbe intero a se stesso è rogo e tomba.

XXIV

GIUDIZIO FINALE.

Ne la mente mi siede, e al cor mi suona
quel gran dí che giustizia a sé riserba.
Ira e vendetta di rigor superba
ardono in volto a un Dio che ha d’uom persona.
Voce di paradiso a’ giusti intuona:
— Venite al regno che per voi si serba. —
Fulmineo scoppio di parola acerba
percuote gli empi, e l’imo Erebo introna.
E quegli al lor desir s’alzano e vanno;
e questi, ahi! questi da immutabil sorte
traboccan vòlti ne l’estremo danno.
Riserra intanto eternitá le porte
ai regni della gioia e dell’affanno.
Gran dí, suonami al cor, fino alla morte.