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106 angelo mazza


XVI

USO DEI SENSI

per monacazione.

— I bei messaggi, cui l’immagin suole
raccomandarsi degli esterni obbietti,
onde, se vario li colora il sole,
portano a l’alma i moltiformi aspetti;
e quei che le dissimili parole
del pensiero pittrici e degli affetti
scorgono al cuor, come natura vuole,
di social desio pungendo i petti;
con diversa d’uffici arte, piú leve
fan lo incarco terreno, e a prova intensi
doppian la gioia de la vita breve:
magistero divin! — Sí, ma non pensi
— rispondemi costei — che spesso è greve
sonno de l’alma il vigilar de’ sensi?

XVII

ESTASI RELIGIOSA

per la stessa occasione.

Di pensiero in pensier la mente suole
ratta levarsi da’ cognati obbietti
al sommo, ond’ella è imago, eterno sole,
che di sé le fa specchio, uno in tre aspetti.
Immote stan su i labbri le parole,
ché suon non veste uman divini affetti:
intendonsi colá dove si vuole
oltre la possa di creati petti,
dal suo terrestre a lei sospesa e leve,
mentre gl’incendi bee d’amore intensi,
né volubil è ’l ciel, né ’l tempo è breve:
e, se a cosa mortal è pur che pensi,
sol pensa e duolsi de la spoglia greve
e de l’ingrato richiamar dei sensi.