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iv - sonetti 105


XIV

PER MONACA.

Te colser le infallibili saette
onde sue prove il divo amor corona;
«amor, che a nullo amato amar perdona»,
una te volle de le sue dilette.
Per ricovrarti fra le poche elette,
con voce che ne l’anima risuona,
amor, che non divide amor, ti sprona
dal padre, che pensoso in sé ristette.
Misero padre! vedovato e solo
ultima del tuo sangue unica speme
costei ti lascia, e ten disdice il duolo:
sacra colomba che sospira e geme
l’aerea torre, e le fuggenti ’l suolo
penne distende per le vie supreme.

XV

PER MONACA

il cui padre passava a seconde nozze.

Pria che t’accosti a le romite soglie
cui stanno in guardia umilitate e stento,
e l’avversaria de le impure voglie
che la ragion sommettono al talento;
e quivi in rozze le gentili spoglie
muti ed ogni mondano altro ornamento,
e il bel crin biondo che s’annoda e scioglie
reciso, lasci lo si porti il vento:
volgiti al patrio albergo, e prega pace
al talamo di lei che ti fu madre,
e de l’antica fede oblio verace;
tal che nunzia di nuove opre leggiadre
venga e accompagni d’Imeneo la face,
l’ombra cortese sorridendo al padre.